Assieme alla vista, l’udito è sicuramente il senso più importante del genere umano. Nascere sordi o perdere l’udito nel corso della vita, ha conseguenze drammatiche soprattutto in quei casi in cui le protesi acustiche non sono sufficienti alla riabilitazione. L’impianto di un elettrodo solitamente a 16 canali nella chiocciola dell’ orecchio, che stimola direttamente il nervo acustico, è un intervento delicato, ma non di grandissima difficoltà tecnica.
La difficoltà maggiore arriva dopo, nel riabilitare il paziente a questo nuovo modo di sentire. E’ un percorso lungo che richiede un lavoro continuo tra logopedista e paziente per un paio d’anni.
Sabato 22 aprile si è svolto un incontro, presso l’Otorinolaringoiatria dell’Ospedale San Martino con la presenza del Primario e della Caposala, su iniziativa dei pazienti e dalle Logopediste. Ben 24 pazienti adulti con “orecchio bionico”, operati nei centri di riferimento, gli Ospedali di Padova e di Rovereto, che si sono trovati con le tre Logopediste con cui hanno affrontato la lunga riabilitazione.
L’incontro conviviale, all’insegna dell’amicizia e dello scambio di esperienze è stato molto partecipato ed ha visto anche la presenza di pazienti gravemente ipoacusici che volevano rendersi conto di un possibile futuro percorso terapeutico.
Due testimonianze della giornata:
Angelo, 70 anni, ha perso l’udito progressivamente e ha l’impianto da 5 anni: ..” per me si sono riaperte le relazioni con gli altri, che ormai erano al lumicino. E’ un’altra vita per chi mi sta vicino. IC non e’ solo l’acronimo di impianto cocleare, per me ora significa Io Capisco!”
Oscar ha 22 anni ed è nato sordo: ..” ho messo l’impianto due anni fa. E’ una bella sorpresa poter sentire tutto, in auto, il telefono, la musica…”