Il 27 maggio un incontro in Ospedale per conoscere l’afasia attraverso la presentazione del libro: “Voglio potermi arrabbiare”

Venerdì 27 Maggio, alle ore 17.00, nella  Sala riunioni dell’Ospedale San Martino di Belluno, si terrà un incontro aperto al pubblico, organizzato dall’U.O. di Neurologia con l’obiettivo di sensibilizzare sul devastante impatto che l’afasia ha sui pazienti, sconvolgendone radicalmente il ruolo famigliare, lavorativo e sociale.

L’incontro ospiterà la prof.ssa Chiara Briani, Neurologa, docente presso l’Università degli Studi di Padova, con un curriculum ricco di esperienze professionali maturate anche presso la Columbia University di New York, che presenterà il suo ultimo romanzo: “Voglio potermi arrabbiare” giunto alla sua terza ristampa.

Il libro racconta la tragica vicenda di un imprenditore veneto che, al culmine di una vita lavorativa di successo, viene colpito da un ictus cerebrale che lo priva dell’autonomia motoria e della capacità di parlare, un deficit che in medicina viene indicato col termine “Afasia”, e vede la propria esistenza letteralmente sconvolta.

Descrivendo il duro percorso seguito dal paziente per recuperare l’autonomia motoria e di linguaggio  saranno toccati argomenti importanti ma certo poco noti al pubblico.

All’incontro parteciperà anche la dott.ssa  Serena De Pellegrin, logopedista e insegnante presso il Corso di Laurea in Logopedia dell’ateneo padovano.

L’Afasia  può derivare da malattie vascolari (ictus), da gravi traumatismi cranici o da tumori che colpiscono le aree del linguaggio localizzate nell’emisfero sinistro del cervello. Ciò che essa comporta è una completa o parziale privazione delle capacità di comunicare verbalmente: possiamo immaginare di essere improvvisamente trasportati in una dimensione nella quale le persone a noi care, i medici e il mondo intero parlino una lingua sconosciuta e che nello stesso tempo risulti impossibile far loro capire qualsiasi tipo di necessità.

Da quel momento inizia una lunga e faticosa riabilitazione per tornare a comunicare che coinvolge personale specializzato quale il medico neurologo, la logopedista, gli infermieri di reparto e, non da ultimo, la famiglia stessa.

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